lunedì 21 gennaio 2013

La Rosa Bianca - Sophie Scholl di Marc Rothemund

Sophie Scholl - Die letzen Tage, di Marc Rothemund (2005) Sceneggiatura di Fred Breinersdorfer Con Julia Jentsch, Gerald Alexander, Johanna Gastdorf, André Hennike, Florian Stetter, Maximilian Bruckner, Johannes Suhm, Lilli Jung Musica: Reinhold Heil, Johnny Klimek, Fotografia: Martin Langer (120 minuti) Rating IMDb: 8.0

Quante volte proviamo il desiderio di allontanarci dalla “politica. Mi sono sempre chiesta, però, che ruolo abbiamo noi cittadini quando tutto sembra remare contro, davvero, come dicono molti, non c’è nulla da fare? Davvero dobbiamo solo assistere o al successo di un’idea o alla sua disfatta? Dobbiamo possiamo solo distribuire colpe (sicuramente meritate) e rifugiarci nel nostro malcontento?
Ho visto ultimamente un film che ho trovato davvero molto bello in cui la protagonista è una ragazza di 21 anni, Sophie Scholl, l’unica ragazza del gruppo, La rosa bianca, che fu protagonista di uno dei pochi episodi di resistenza antinazista che nel 1943 misero in atto forme di lotta clandestina, morale e pacifista, al nazismo: volantini e scritte sui muri - contro la strategia della «guerra totale» di Hitler.  Tentarono così di fermare l'ecatombe di soldati tedeschi sul fronte e diffondere le prime notizie sul febbrile lavoro nei campi di sterminio. Questi tentativi portarono, in soli sei giorni (17-22 febbraio 1943), tre ragazzi dal carcere al tribunale e alla ghigliottina: lo studente in medicina Hans Scholl, la sua ventunenne sorella Sophie e un giovane padre di tre figli, Christoph Probst.
Questo non è il primo film tedesco che racconta questa storia, ma è il primo che ha potuto servirsi dei verbali degli interrogatori (disponibili dal ‘90, erano finiti negli archivi della Germania est) e del processo: una farsa dominata dalla figura arcigna del giudice Roland Freisler. Il regista Rothemund ci spiega che negli anni del dopoguerra i tedeschi avevano poco interesse a ricordare, erano occupati dalla ricostruzione e il governo era ancora contrario a rinvangare il passato mentre le ferite cominciavano a rimarginarsi.
“Bisogna sapere che le sentenze del “tribunale del popolo” nazista sono state dichiarate illegali, e crimini, soltanto nel 1985. Dopodiché è arrivata la riunificazione qualcosa che di nuovo ci ha distratti dalla conoscenza e dalla riflessione sul passato. Ora invece c’è una generazione che è interessata alla nostra storia, che ha pienamente superato la coscienza sporca e i sensi di colpa che facevano tacere i nostri nonni, e al contempo la mia è l’ultima generazione che ha la possibilità di porre domande dirette ai testimoni ancora in vita. E sentiamo di avere una responsabilità”.
Il fatto che le scene degli interrogatori di Mohr a Sophie riproducono fedelmente quelli veri ed il bello del film è proprio questo: è in scena la realtà. Una ragazza giovane, inesperta, guidata solo dalla sua coscienza, di fronte ad un colosso enorme, un gigante: la macchina burocratica del nazismo.
Di fronte a questa ragazza, interrogandola, chi rimarrà sconcertato e turbato sarà proprio il poliziotto già di lungo corso: un acritico servitore dello stato e della legge che ritiene un meccanico dovere applicarla e che non si ritiene responsabile di quello che sta accadendo. Proprio quella mancanza di responsabilità di cui parla spesso la Arendt che ci può fare diventare fedeli servitori della “banalità del male”.
Il senso di responsabilità di questa ragazza metterà un in crisi questo uomo che offre a Sophie una scappatoia - denunciare gli altri per salvare se stessa - che lei rifiuta.
A questo film fa da specchio il documentario sulla segretaria di Hitler, Traudl Junge che è stata la segretaria di Hitler dal 1942 fino al crollo del regime nazista. Ha lavorato con lui seguendolo ovunque, anche nel bunker dove si rifugiò e dove trovò la morte. Fu a lei che il fuhrer dettò il suo testamento. Prima che morisse nel 2002 Andre Heller la convinse a raccontare la sua incredibile storia. Traudl Junge rievoca il suo passato con un senso di rammarico per l'ingenuità con cui da ragazza accettò quel lavoro. Pur non avendo capito la follia criminale di Hitler e lo sterminio cui aveva condannato il popolo ebraico, ella si è sempre sentita colpevole per non essersi opposta al regime nazionalsocialista. In fondo, altre giovani ragazze avevano preferito morire, piuttosto che accettare il regime supinamente.
Traudl Junge

Nella battuta finale del documentario afferma: «avevo 21 anni e credevo che la mia giovane età giustificasse la mia insensibilità e la mia frivolezza davanti ai responsabili delle grandi tragedie della storia, finché non scoprii la lapide in omaggio a Sophia Scholl che, alla stessa età sapeva e reagiva».
Due giovani donne, due scelte molto diverse, in una c'è il senso di responsabilità, quella capacità che ci pone sempre in modo critico, ma anche attivo di fronte alla vita e alla società, l'altra che sceglie di seguire senza porsi nessuna domanda
Traudl Junge si sente in colpa di fronte ad una ragazza che all''uomo della Gestapo che che le chiede: "Signorina Scholl, non si rammarica, non trova spaventoso e non si sente colpevole di aver diffuso questi scritti e aiutato la Resistenza, mentre i nostri soldati combattevano a Stalingrado? Non prova dispiacere per questo?", le sa rispondere: "No, al contrario! Credo di aver fatto la miglior cosa per il mio popolo e per tutti gli uomini. Non mi pento di nulla e mi assumo la pena!"
In Sophie l'impulso alla vita è forte: toccanti sono le scene in cui dalle finestre della cella scruta il suo quadrato di cielo, sicura che forse è per l'ultima volta. Poco prima di essere ghigliottinata, nei minuti dell'ultima sigaretta tra lei, Hans e Christoph, alle 17 del 22 febbraio, pronuncerà una frase di speranza: "Guardate, c'è ancora il sole!" e il cielo è il suo punto di riferimento, la sua forza per tutto il tempo che trascorrerà affrontando gli interrogatori e aspettando la morte .
Volantini della Rosa Bianca

Primo volantino

Per un popolo civile non vi è nulla di più vergognoso che lasciarsi «governare», senza opporre resistenza, da una cricca di capi privi di scrupoli e dominati da torbidi istinti. Non è forse vero che ogni tedesco onesto prova vergogna per il suo governo? E chi di noi prevede l'onta che verrà su di noi e sui nostri figli, quando un giorno cadrà il velo dai nostri occhi e verranno alla luce i crimini più orrendi, che superano infinitamente ogni misura?
Se il popolo tedesco è già così profondamente corrotto e decaduto nel più profondo della sua essenza, da rinunciare senza una minima reazione, con una fiducia sconsiderata in una legittimità discutibile della storia, al bene supremo dell'uomo che lo eleva al di sopra di ogni creatura, cioè la libera volontà, ovverosia la libertà che ha l'uomo di influenzare il corso della storia e di subordinarlo alle proprie decisioni razionali; se i tedeschi sono già così privi di ogni individualità, se sono diventati una massa vile e ottusa, allora sì che meritano la rovina. Goethe definisce i tedeschi un popolo tragico come gli ebrei e i greci, ma oggi questo popolo sembra che sia piuttosto un gregge di adepti, superficiali, privi di volontà, succhiati fino al midollo, privi della loro essenza umana, e disposti a lasciarsi spingere nel baratro.
Così sembra, ma non lo è. Ogni individuo è stato chiuso in una prigione spirituale mediante una violenza lenta, ingannatrice e sistematica; e soltanto quando si è trovato ridotto in catene, si è accorto della propria sventura.
Soltanto pochi hanno compreso la rovina incombente, ed essi hanno pagato con la morte i loro eroici ammonimenti. Si parlerà ancora del destino toccato a queste persone. Se ognuno aspetta che sia l'altro a fare l'avvio all'opposizione, i messaggeri della Nemesi vendicatrice si avvicineranno sempre di più; e allora anche l'ultima vittima sarà stata gettata senza scopo nelle fauci dell'insaziabile demone. Perciò ogni singolo, cosciente della propria responsabilità come membro della cultura cristiana ed occidentale, deve coscientemente difendersi con ogni sua forza, opporsi in quest'ultima ora al flagello dell'umanità, al fascismo e ad ogni sistema simile di stato assoluto.
Fate resistenza passiva, resistenza ovunque vi troviate; impedite che questa atea macchina di guerra continui a funzionare, prima che le altre città siano diventate un cumulo di macerie come Colonia, e prima che gli altri giovani tedeschi abbiano dato il loro sangue per ogni dove a causa dell'orgoglio smisurato di un criminale. Non dimenticate che ogni popolo merita il governo che tollera!

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